La Lega ormai pensa al dopo-Berlusconi.
All'indomani del via libera all'arresto di Alfonso Papa, che ha segnato la 'vittoria' di Maroni e dei maroniani, nel Carroccio si fanno i conti con gli equilibri interni al partito. Ma si guarda anche al futuro dell'alleanza con il Pdl. Anche se il titolare del Viminale oggi tiene a precisare che "c'e' la guida salda di Umberto Bossi e tutto il resto sono ricostruzioni fantasiose". Ma Maroni non ha fretta. I maroniani spiegano infatti che nessuno vuole 'uccidere' Bossi. Lui resta il leader e la 'pancia' del popolo padano. Ma alle prossime elezioni un cambio di passo sara' necessario. Il ministro dell'Interno si gode per il momento il suo primo successo, dopo che ieri ha avuto tutta la 'scena' per se' (Bossi era assente) e si prepara ad incassare la seconda vittoria: secondo quanto riferiscono alcuni deputati leghisti, nei prossimi giorni potrebbe esserci un'accelerazione per la sostituzione del capogruppo della Lega alla Camera.
Il maroniano Giacomo Stucchi potrebbe presto diventare il nuovo capogruppo al posto di Marco Reguzzoni candidato in pectore aministro delle Politiche comunitarie, sempre che nel Pdl si trovi la quadra sul successore di Alfano.
Con questa mossa, che anticipa a prima dell'estate (come del resto aveva annunciato lo stesso Bossi nel corso di un comizio pubblico) un cambio della guardia che avrebbe dovuto esserci a dicembre, il partito di fatto cercherebbe di placare le forti tensioni interne che lo hanno attraversato nell'ultimo periodo.
Umberto Bossi, da parte sua, ieri ha preferito non essere presente a Montecitorio. Una scelta strategica che certifica in un certo modo la prima crepa nell'asse con Berlusconi, anche se - assicurano in ambienti a lui vicini - il Senatur sarebbe rimasto a Milano per un piccolo intervento di cataratta (che si e' svolto questa mattina). A questo punto, il leader della Lega non ci sara' nemmeno domani al Consiglio dei ministri e cosi' slittera' il faccia a faccia chiarificatore con Berlusconi.
Al Senatur, comunque, in questa fase 'conviene' restare defilato: intanto per mettere al riparo il suo ruolo nel partito dove molti insinuano, anche se sottovoce, una perdita sempre maggiore della leadership e studiare le contromisure. Ma anche per rimandare quel chiarimento che Berlusconi ritiene necessario. Che il premier rappresenti un problema per gran parte della Lega, ormai non ne fa piu' mistero quasi nessuno.
L'auspicio, confidano esponenti del Carroccio, e' che il Cavaliere faccia finalmente un passo indietro perche' per i leghisti e' finita la stagione (come dimostra del resto il voto di ieri su Papa) del placet alle norme ad personam di Berlusconi e dei 'suoi amici'. Questo anche nell'ottica di un recupero del consenso dell'elettorato.
Certo, il problema del Carroccio e' che gli ultimi risultati elettorali non l'hanno premiato, nemmeno quando correva da solo. Quindi, e' il ragionamento fatto in casa leghista, bisogna rafforzare il consenso cavalcando anche il sentimento dell'anti-politica. Vedi il voto su Papa. Ma anche quello sul dl rifiuti che, sempre nella convulsa giornata di ieri, la Lega e' riuscita ad affossare. E vedi pure l'annuncio del viceministro Castelli di non votare il dl sul rifinanziamento delle missioni all'estero. Una 'turbolenza' nuova che ha avuto come prima conseguenza lo slittamento del voto al Senato a martedi' prossimo. Anche se i senatori leghisti negano divisioni e annunciano il loro si' al decreto.
Tutti 'nodi' che per i Lumbard fanno scricchiolare l'alleanza di governo sempre di piu' e infatti, secondo molti leghisti, l'esecutivo non reggera' fino alla fine dell'anno.
Anzi, proprio a settembre potrebbe cominciare il conto alla rovescia. Ma c'e' anche chi, nel Carroccio, non escluderebbe una fase di transizione per arrivare a un ticket Alfano-Maroni, possibile solo con un passo indietro (volente o nolente) di Berlusconi e Bossi.
All'indomani del via libera all'arresto di Alfonso Papa, che ha segnato la 'vittoria' di Maroni e dei maroniani, nel Carroccio si fanno i conti con gli equilibri interni al partito. Ma si guarda anche al futuro dell'alleanza con il Pdl. Anche se il titolare del Viminale oggi tiene a precisare che "c'e' la guida salda di Umberto Bossi e tutto il resto sono ricostruzioni fantasiose". Ma Maroni non ha fretta. I maroniani spiegano infatti che nessuno vuole 'uccidere' Bossi. Lui resta il leader e la 'pancia' del popolo padano. Ma alle prossime elezioni un cambio di passo sara' necessario. Il ministro dell'Interno si gode per il momento il suo primo successo, dopo che ieri ha avuto tutta la 'scena' per se' (Bossi era assente) e si prepara ad incassare la seconda vittoria: secondo quanto riferiscono alcuni deputati leghisti, nei prossimi giorni potrebbe esserci un'accelerazione per la sostituzione del capogruppo della Lega alla Camera.
Il maroniano Giacomo Stucchi potrebbe presto diventare il nuovo capogruppo al posto di Marco Reguzzoni candidato in pectore aministro delle Politiche comunitarie, sempre che nel Pdl si trovi la quadra sul successore di Alfano.
Con questa mossa, che anticipa a prima dell'estate (come del resto aveva annunciato lo stesso Bossi nel corso di un comizio pubblico) un cambio della guardia che avrebbe dovuto esserci a dicembre, il partito di fatto cercherebbe di placare le forti tensioni interne che lo hanno attraversato nell'ultimo periodo.
Umberto Bossi, da parte sua, ieri ha preferito non essere presente a Montecitorio. Una scelta strategica che certifica in un certo modo la prima crepa nell'asse con Berlusconi, anche se - assicurano in ambienti a lui vicini - il Senatur sarebbe rimasto a Milano per un piccolo intervento di cataratta (che si e' svolto questa mattina). A questo punto, il leader della Lega non ci sara' nemmeno domani al Consiglio dei ministri e cosi' slittera' il faccia a faccia chiarificatore con Berlusconi.
Al Senatur, comunque, in questa fase 'conviene' restare defilato: intanto per mettere al riparo il suo ruolo nel partito dove molti insinuano, anche se sottovoce, una perdita sempre maggiore della leadership e studiare le contromisure. Ma anche per rimandare quel chiarimento che Berlusconi ritiene necessario. Che il premier rappresenti un problema per gran parte della Lega, ormai non ne fa piu' mistero quasi nessuno.
L'auspicio, confidano esponenti del Carroccio, e' che il Cavaliere faccia finalmente un passo indietro perche' per i leghisti e' finita la stagione (come dimostra del resto il voto di ieri su Papa) del placet alle norme ad personam di Berlusconi e dei 'suoi amici'. Questo anche nell'ottica di un recupero del consenso dell'elettorato.
Certo, il problema del Carroccio e' che gli ultimi risultati elettorali non l'hanno premiato, nemmeno quando correva da solo. Quindi, e' il ragionamento fatto in casa leghista, bisogna rafforzare il consenso cavalcando anche il sentimento dell'anti-politica. Vedi il voto su Papa. Ma anche quello sul dl rifiuti che, sempre nella convulsa giornata di ieri, la Lega e' riuscita ad affossare. E vedi pure l'annuncio del viceministro Castelli di non votare il dl sul rifinanziamento delle missioni all'estero. Una 'turbolenza' nuova che ha avuto come prima conseguenza lo slittamento del voto al Senato a martedi' prossimo. Anche se i senatori leghisti negano divisioni e annunciano il loro si' al decreto.
Tutti 'nodi' che per i Lumbard fanno scricchiolare l'alleanza di governo sempre di piu' e infatti, secondo molti leghisti, l'esecutivo non reggera' fino alla fine dell'anno.
Anzi, proprio a settembre potrebbe cominciare il conto alla rovescia. Ma c'e' anche chi, nel Carroccio, non escluderebbe una fase di transizione per arrivare a un ticket Alfano-Maroni, possibile solo con un passo indietro (volente o nolente) di Berlusconi e Bossi.
AGI
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